Ho avuto un incidente con la moto riportando la frattura dell’epistrofeo, della seconda vertebra cervicale. Ricoverato al pronto soccorso non si sono accorti che avevo questa frattura. Mi hanno dimesso ma il dolore aumentava. Ho cercato di approfondire, non ci sono riuscito tramite le liste di attesa dell’ospedale, dopo tre settimane ho fatto una tac privatamente, il referto evidenziava la frattura netta, processo odontoide dell’epistrofeo. Ho consultato un ortopedico ma per l’immobilizzazione era ormai passato troppo tempo, dopo tre settimane le parti non cicatrizzano più, sono andate in sclerosi. Era come se io ormai avessi un “dente” libero di muoversi all’interno della colonna vertebrale. Intanto passavano i mesi, un’ultima tac aveva evidenziato che la frattura si era evoluta in pseudoartrosi. Un primario di neurochirurgia molto bravo mi ha operato due volte, poi mi ha consigliato in scienza e coscienza un fissaggio, una fusione ossea provocata con placche e viti. Un intervento che comunque mi avrebbe limitato nei movimenti. Essendo io un sanitario ho cercato altre soluzioni, nella ricerca mi sono imbattuto in un articolo di giornale. Io ho 55 anni all’epoca ne avevo 53 e mezzo, lessi questo articolo dove il Professor D’Africa era intervenuto risolvendo un caso analogo al mio su una signora di 70-80 anni. Da quello che poi mi ha raccontato il Professore, la signora era la mamma di un neurochirurgo. Abbiamo iniziato questa terapia e piano piano mi sono reso conto che lui ha superato i limiti dell’elettroforesi nella scelta dei farmaci, nella somministrazione e nello strumento. Nel mio intervento la profondità è stata valutata 10 e mezzo, 11. Con uno strumento più aggiornato, con la veicolazione di farmaci e nutrimenti siamo riusciti nel nostro obiettivo, la stimolazione e la ricrescita ossea. La mia frattura si è rinsaldata. E’ importante aggiungere che io non ho farmaci in giro per il corpo, la Farmaforesi Elettrodica è indolore e mirata solo ed esclusivamente a quella parte del corpo. La sostanza usata quindi è pochissima e l’impatto farmacologico sull’organismo è limitatissimo. L’efficacia è diretta e mirata senza intossicazione da farmaco.